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Scambio di Coppia

Anna - Esperienza Anale totale


di Membro VIP di Annunci69.it StraneEmozioni
24.07.2024    |    14.354    |    8 9.9
"Ancora una volta aiutai Anna ad alzarsi..."
Io, Anna e suo marito ci divertiamo da un po’ insieme, dopo le prime avventure iniziate qualche anno fa.

Dopo l’inizio, Anna si era aperta e mi aveva confidato quanto volesse che la spingessi oltre i limiti raggiunti fino a quel momento.

Lei aveva aderito all’idea di trasgredire di suo marito e ne aveva provato piacere: inizialmente lei si era adeguata nell’incontrare altre coppie, scambi separati, oppure nella stessa stanza. Ma F era geloso, tendeva a non gradire coppie con uomini troppo prestanti e affascinanti.

Anna si era presto resa conto che conciliare la loro coppia con altre coppie significava in generale accontentare F, che selezionava in base alle donne mentre in generale i mariti e compagni delle stesse non erano esattamente coloro che Anna avrebbe adocchiato per se stessa. Aveva sopportato qualche incontro di prova, ma erano stati deludenti: panzoni, calvi, microdotati…

La gelosia di F rappresentava una barriera nel coinvolgere uomini singoli, f era ancorato alla vecchia idea di due donne nel letto e, dopo averlo convinto, dopo qualche incontro deludente con palestrati microcefali sbatti-sbatti, bugiardi che potevano raggiungerli solo in fasi lunari particolari, zozzoni e gente che aveva nel profilo le foto dei tempi delle guerre puniche, ci eravamo incontrati ed avevamo inaugurato una nuova stagione della loro coppia trasgressiva.

L’amo che li agganciò fu il rispondere ad una fantasia bisessuale di F, che Anna si prestò ad assecondare. Poi seguì subito, al mattino seguente, il video in cui io ed Anna ci divertivamo in assenza del marito ma dedicandogli tutta la nostra attenzione, e da li una serie di incontri a tre quando io ero a Milano per lavoro.

Imparai a conoscere lei, una donna che aveva un grande bisogno di alternare la dominazione e il controllo ad una forte esigenza di essere lei dominata, umiliata.

Ne parlammo, apertamente, una sera intorno al caminetto di un ristorante in campagna, sorseggiando un nebbiolo accompagnato da caldarroste come dessert.

“Con voi mi diverto tanto, ma a volte ho delle idee, non so, mi sento come trattata con i guanti, troppo bene” iniziò Anna, che non aveva ancora ben identificato le sue vere voglie.

“Ma che dici”, rispose F, il marito, “ti sbattiamo bene, ti sculacciamo, ti veniamo addosso, non mi pare un trattamento da principessa”, sussurrò guardandosi in tutte le direzioni per evitare di essere sentito da altri ospiti del locale.

Avevo compreso il punto, una smorfia sul mio viso, un sorriso del tipo “ahhh, ho capito troietta, cosa vuoi”, lo dimostrava chiaramente.

Anna, con uno sguardo veloce, comprese che avevo forse afferrato il punto e come al solito si affidò a me per risolvere la questione. La sua mimica era eloquente: senza dire nulla, semplicemente mi indicò con tutto il palmo della mano, si appoggiò alla spalliera della poltrona che occupava e incrociò le braccia, accavallò le gambe, come a dire “ora ti spiega lui”.

“Penso di aver capito di cosa ha bisogno la tua signora, ma non dobbiamo parlarne davanti a lei, altrimenti vanifichiamo il suo desiderio. Se ne discutiamo ora, si creerà delle aspettative troppo alte, oppure non avrà più il gusto della sorpresa” mi spiegai con F.

Fu così che ci ritrovammo la volta successiva non più nella loro villetta, occupata dai figli rientrati per il ponte del primo novembre, ma in un B&B, una casetta indipendente che avevo preso per due notti, appena fuori città.

Avevo assimilato i desideri di Anna, nelle nostre scopate senza F lei si lasciava andare ed avevo calcato la mano su alcuni aspetti.

Una donna felice, una madre eccellente, una moglie sempre fedele, stimata, sempre sveglia per prima, a letto per ultima, lavoratrice. Tutti ne parlavano bene, la trattavano bene.

Anna aveva bisogno di perdersi, di affidarsi, di affidare la sua dignità di donna a chi potesse umiliarla solo per farla cadere nelle sensazioni torbide, nel piacere diabolico del sapere che stai strisciando a terra, stai candendo, ma che non toccherai mai veramente il fondo e che soprattutto, un minuto dopo aver finito, sari di nuovo in cima con la tua reputazione di sempre, perché chi ti sta facendo giocare, ti vuole bene.

Aveva bisogno di sentirsi la lurida troia di un estraneo, di più estranei, aveva bisogno che tutto l’affetto, l’amore, il rispetto che aveva ricevuto da sempre le fosse lavato via con una pisciata in faccia, con lo sperma sborrato fra i capelli, costretta a fare ciò che desiderava, ma che era incapace di chiedere. Doveva fare tutto ciò davanti ad F, doveva fare ciò che lo avrebbe portato oltre la gelosia, tutto ciò che i suoi figli avrebbero non dovuto mai fare, ne sapere. Aveva bisogno di dare loro la buonanotte mentre si teneva nella pancia, nella fica e nel culo lo sperma di sconosciuti. Solo allora avrebbe avuto la certezza di aver fatto veramente qualcosa per se stessa.

La sera dell’evento arrivò e per l’occasione, era ormai autunno inoltrato, Anna indossava una mise completamente bianca: reggicalze, perizoma e reggiseno. Le avevo chiesto di indossare abiti candidi, perché volevamo vedere la sua innocenza, una innocenza che avremmo spazzato via, un rito al termine del quale quel bianco sarebbe stato non più tale.

Le chiesi anche di mettere del mascara e del trucco pesante, perché il suo viso, questo ancora lei non lo immaginava, potesse trasformarsi durante gli abusi che avrebbe subito, colando trucco e dandole la reale figura di chi era stata per due ore: una puttana della quale abusare a nostro piacimento.

F era titubante, e quando gli avevo proposto di far partecipare un mia giovane coppia amica aveva accettato solo per l’idea di scopare l’altra, Lara, una signora

Marco e Lara arrivarono alle diciannove e trenta, già pronti all’azione. Anna era in piedi, ci mettemmo tutti intono a lei, F seduto su una poltrona che gli avevo indicato, perché lo vedevo nervoso, ma eccitato.

Lara si avvicinò ad Anna, le girò intorno, la palperò ovunque, poi le mise due dita in bocca, le infilo quasi in gola, le ritrasse e gliele infilò senza troppe cerimonie nella figa. Con i tacchi Lara sovrastava Anna di dieci centimetri, le si parò davanti, a pochi centimetri dal viso: “Apri la bocca” le ordinò. Anna eseguì e ricevette uno sputo abbondante direttamente sulla lingua, contestualmente al massaggio pelvico delle due dita della figa che la facevo spruzzare. Cedette, piegò le ginocchia e Lara ne approfitta per farla inginocchiare. Le afferrò dietro la nuca e strofinò la sua fica sulla faccia della donna, volgarmente, a game aperte, come se se la stesse grattando. Ma era bagnata, Lara era arraffata, voleva godere. “Lecca mia cara, fammi godere, signora per bene”.

Io e Marco avevamo tirato fuori il cazzo, erano già duri. Un’occhiata mi bastò per vedere F sulla poltrona che se lo menava a bocca aperta, Lara aveva cura di mettersi a favore della sua vista, a meno di un metro.

“Guarda che bravo tuo marito tesoro, che dici, mi vuole leccare il culo?”, disse Lara piegandosi a novanta gradi, il culo verso la poltrona e nel farlo si trovò di nuovo davanti alla faccia di Anna e le sputò di nuovo. F cadde in ginocchio e prese a leccare quel culo abbondante e bianco, Anna mi guardò con sguardo riconoscente.

Ci avvicinammo ad Anna, Marco ed io. Iniziò lui, che ha il cazzo più lungo del mio. Sia io che F siamo dotati in larghezza, ma ad Anna mancava l’esperienza della lunghezza. Lara si fece poco da parte mentre il suo compagno apriva con le mani la bocca di Anna e lentamente le spingeva il cazzo di venti centimetri tutto dentro, provocandole conati di vomito che la scossero.

“Mi hai detto che volevi provare il cazzo lungo, mia signora, eccoti, ora non farmi fare brutta figura con Marco”, le dissi.

Marco mi sorrise: “Dai, vediamo se è all’altezza” disse mettendole una mano in testa e cominciando a scoparle la faccia con impressionante ritmo, irrispettoso. Dava una decina di spinte, poi lo tirava fuori per farla respira e far uscire la saliva accumulata che si riversava al lati del viso, poi ancora dieci spinte, poi la schiaffeggia con il cazzo duro. Il mascara mischiato alla saliva degli sputi di Lara e alla sua stessa dovuta ai colpi di cazzo in faccia cominciava a colare dagli occhi lungo le guance e lordava il suo seno.

Intanto Lara, arrapata, me lo aveva preso in bocca e me lo succhiava; ma io avevo occhi solo per la mia cara amica, di lei e di Marco non me ne fregava un cazzo e sapevano già che la loro permanenza era limitata, un orgasmo per uno e poi dovevano andarsene.

“Se vuoi godere, salta sul suo cazzo”, dissi a Lara mentre le scopavo la faccia, indicando con la testa F che era dietro di lei a leccarle culo e fica.

Intanto Marco stava sbattendo la faccia di Anna: era ora di andare oltre.

Andai da lui, lo fermai. Anna ansimava, le mancava il respiro, prese a tossire. Le carezzai il viso, la aiutai ad alzarsi. Dove era accovacciata era un lago di liquidi: “Hai squirtato tanto mia cara, hai goduto”. Non ce la faceva a rispondermi, doveva respirare, annuiva semplicemente, guardandomi con gli occhi cerchiati del nero del mascara sciolto, grata, riconoscente, felice.

“Vieni ora, tuo marito forse ha la fortuna di scoparsi Lara e tu devi guardare bene da vicino come sei cornuta”, le dissi con una dolcezza da angelo, tenendola per mano perché non inciampasse o scivolasse sui suoi stessi fluidi.

“Vieni, prepara il cazzo di tuo marito per Lara tesoro” le chiesi spingendola in basso.

Dopo aver assaggiato il cazzo di Marco, Anna dovette riprendere le misure e cominciò a leccare quello del marito che non proferiva parola, esterrefatto dallo spettacolo di umiliazione sessuale di sua moglie.

Lara accompagnò Marco dietro di Anna che si era piegata e si guardava indietro, come a dire “qualcuno mi può infilare il cazzo nella figa o nel culo?” e lo puntò verso la figa fradicia e già arrossata dalla masturbazione che Anna si era auto inflitta.

Il cazzo di Marco entrò senza problemi e le toccò l’imboccatura dell’utero, facendola sobbalzare e mordere il cazzo di suo marito che esclamò “attenta!”, risvegliandosi dal trans erotico. “E’ tanto lungo amore, scusa, mi sta scavando dentro”, rispose Anna.

“Cazzo quanto sei troia, così mi fai sborrare”, le rispose F mentre Anna lo fissava negli occhi con il suo cazzo in bocca.

“Dai togliti dal cazzo troia, fammi vedere se tuo marito sa farmi sborrare”, le disse bruscamente Lara spingendola di lato. “Guarda come si fa”, le disse ancora, mettendosi a cavalcioni di F di spalle e infilandosi il suo cazzo in un solo colpo nella fica.
“Amore mettila in ginocchio così me la può leccare”, disse Lara a Marco.

Mi avvicinai a F che guardava la schiena di Lara che lo montava e gli porsi il cazzo all’altezza della bocca: “me lo merito, amico mio? Coraggio, leccamelo un pochino”.

Lara cavalcava e teneva una mano sulla testa di Anna che, inginocchiata, aveva perso una scarpa e subiva la potente penetrazione di Marco. F succhiava il mio cazzo e quando sentì che stava per venire fece rallentare Lara, che però ormai era all’apice, si alzò, se la smanettò forte in equilibrio sui tacchi e spruzzò un getto potentissimo sulla gambe di F e sui capelli di Anna che era sotto di lei. Lara venne ululando come una vera cagna e quello fu il segnale per Marco di liberarsi in una sborrata potente dentro Anna che era rimasta attonita e si chiedeva come sarebbe proseguita la cosa.

Ancora una volta aiutai Anna ad alzarsi. Il suo reggiseno, che non aveva mai tolto, era macchiato di nero del mascara sciolto e colato e di terra di Siena del suo fondotinta, bagnato di saliva. Le sue calze si erano sfilate in più punti, sganciate dal reggicalze. Si liberò dell’altra scarpa e mi guardò, in estasi, una mano sulla figa a massaggiarla.

Lara e Marco le carezzarono le braccia congedandosi, raccogliendo i loro vestiti e dirigendosi in bagno per ricomporsi ed andarsene lasciandoci soli.

“Dai tesoro, inginocchiati sul bordo del letto”, la incoraggiai. Feci avvicinare F che infilò il suo cazzo tra la sbarra di Marco, nella figa della moglie.

“Senti il rumore del vostro amore?”, li stuzzicai mentre lui la sbatteva e si sentiva un rumore inconfondibile, come di piedi nella pioggia sul marciapiedi.

Mi sedetti a game spalancate davanti ad Anna alla quale imposi di leccarmi tutto, dal buco del culo fino alla cappella.

“Come ti senti tesoro?”, le chiesi prendendola da sotto il mento, ondeggiante per i colpi del marito da dietro.

“Ho goduto tanto, sono una troia sporca, mi ha sborrato nella figa e godo che mio marito mi sta scopando nella sborra di un altro, sono una vera puttana”, mi rispose in preda ad un piacere ultraterreno, vicina a toccare quel fondo che desiderava intravvedere.

F venne, non ne poteva più del resto. Fece in tempo a tiralo fuori, Anna corse a girarsi e lui le riempì la faccia mentre lei lo segava e indirizzava il getto su tutto il volto.

Quando ebbe finito, Lara e Marco stavano uscendo, ma Anna li chiamò: “No, aspettate”. Feci un cenno di assenso e si avvicinarono.

“Vuoi far vedere loro fino in fondo quanto sei troia tesoro?” le chiesi.

“Si, prendimi davanti a loro, davanti a mio marito”, mi ripose Anna.

La feci sdraiare di schiena, il sedere vicino al bordo del letto.

Lara si sistemò seduta sulla sua faccia, porgendole il buco del culo. F e Marco, che si erano scaricati ma sarebbero stati pronti di nuovo a breve, la tennero per le caviglie mentre io le infilai due dita nel culo. “Tiratele più su le gambe e allargatele”, dissi loro.

Estrassi le dita, Lara voleva mettere le sue e lo fece infilando un pollice nella fica ormai devastata e due dita nell’ano.

“È pronta”, mi disse mentre mi avvicinavo con il cazzo. Lara si piegò e mi ci sputò sopra, lo massaggiò e lo puntò contro l’ano della mia dolce amica.

Entrai con l’intenzione di divaricarla l amassimo. I due uomini tenevano le caviglie di Anna e con na mano dietro le sue ginocchia si assicurarono di allegare la cosce in modo tale che io potessi infilare il mio cazzo largo fino alla base dentro il culo della povera Anna.

Lara si ritrasse dalla faccia di Anna, le alzò la testa, poggiandosela sulle ginocchia da dietro, perché guardasse me scoparle il culo, e con le mani prese a schiaffeggiare i seni, a tirarle i capezzoli.

Cominciai la mia opera di devastazione, imponendo ad Anna di segare suo marito e Marco mentre guardava me affondare nel suo culo.

La testa poggiata sulle gambe piegate di Lara, Anna teneva la bocca aperta nella quale Lara faceva colare saliva dall’alto che Anna ingoiava.

“Si, bevo, ancora ti prego”, le diceva.

Estrassi il cazzo e invitai Lara a darmi una opinione dell’apertura che avevo allargato. Lei ci infilò tre dita, spinse un po’, poi le infilò in bocca ad Anna.

“Si, l’hai aperta bene, ora riempila”, mi concesse.

Rientrai col cazzo dentro, Lara infilò quasi tutta la mano nella figa di Anna per aiutarmi a dominarla del tutto.

La poverina ormai era irriconoscibile, mentre tutti gli altri erano ordinati, puliti, solo sudati.

“Non farla venire”, ordinai a Lara, “non ora”.

Quando fui pronto, Lara la spinse giù dal letto ed io glielo infilai in bocca, ordinandole di masturbarsi e di venire.

Fu un momento incredibile, la realizzazione del desiderio di Anna: Marco e F presero a masturbarsi veloci vicino alla sua faccia e la riempimmo in tre, la schizzammo ovunque, mentre Lara si era posizionata sulla poltrona e a gambe aperte si stava masturbando davanti a quella scena assurda.

Conserviamo le foto, non producibili, di Anna di quell’incontro, una maschera di sperma, la disfatta di una donna per bene, in ginocchio nei suoi umori.

Trenta minuti dopo eravamo in pizzeria, parlavamo di figli, di università, Anna indossava un delizioso abito a collo alto, verde, io e suo marito maglioncini di cashmere, eleganti e insospettabili, amici per sempre.

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